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Cercare adagio, umilmente, costantemente di esprimere, di tornare a spremere dalla terra bruta o da ciò ch'essa genera, dai suoni, dalle forme e dai colori, che sono le porte della prigione della nostra anima, un'immagine di bellezza che siamo giunti a comprendere: questa è l'arte. - James Joyce

Franco Ranaldi è nato a Palombara Sabina, dove fin da giovanissimo ha coltivato la sua vocazione per l’espressione pittorica e grafica. La sua prima personale è nel 1980 al Castello Savelli della sua cittadina, mostra alla quale seguiranno numerose esposizioni nel corso dei primi anni ’80, soprattutto nella Capitale. Nel 1983 vince il primo premio della rassegna Tavolozza Italiana con un’opera di sapore metafisico, La Scelta, mentre l’anno successivo, oltre al riconoscimento internazionale Roma Aeterna, viene nominato Accademico Benemerito per l’Arte. In questa prima fase della sua attività pittorica, è degna di particolare risalto una sua personale con notevoli consensi di pubblico nei saloni di Rocca Pia a Tivoli nel 1984 dove tre anni prima aveva vinto il secondo premio di pittura nel Settembre Tiburtino. La pittura di questo periodo è incentrata essenzialmente nella rappresentazione di figure; meno numerose sono le nature morte e molto rari i paesaggi. Tra i dipinti di maggiore rilievo artistico di questi anni è Senescenza (1984), dove viene rappresentato con taglio fotografico e con potente realismo la figura di un vecchio dormiente seduto su una sedia e due nature morte di terso impianto neo-barocco e dai titoli suggestivi: Tempus edax rerum (1983) e Vanitas (1986). Segue un periodo piuttosto lungo in cui la produzione pittorica di Ranaldi sembra subire un rallentamento e a tratti, una discontinuità nella qualità. Ne consegue un minor numero di mostre per quasi un decennio.
Nel 1990, dà alle stampe una raccolta di poesie, Specchi frantumati, mentre l’anno successivo collabora come corrispondente per il quotidiano Il Messaggero. Dopo aver abbandonato gli studi universitari in Lingue e Letterature Straniere Moderne, si iscrive alla prestigiosa Scuola Vaticana di Biblioteconomia, dove consegue il diploma e dove soprattutto, assecondando una sua passione, viene a contatto con i più preziosi manoscritti antichi esistenti al mondo. Lavora per qualche tempo in alcune biblioteche romane, ma nel frattempo decide di riprendere il filo un po’ trascurato della pittura e nel 1995 viene invitato a partecipare ad una prestigiosa mostra alla sede governativa dell’ Harrow Art Centre di Londra. Inizia una serie di mostre altrettanto prestigiose, in Italia e all’estero, come quelle del 1997 al Festival di Edimburgo e al Festival dei Due Mondi di Spoleto e a Palazzo Barberini a Roma.

Nel 1999 viene tradotta in romeno dalla casa editrice Editura Paralela 45 di Bucarest una sua biografia su Giovanni Paolo II; l’opera Papa Joan Paul II-Lea Jubileul anului 2000, ha la prefazione dell’ex arcivescovo di Parigi, Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura.

Nel 2003 gli viene commissionata una tela di tre metri di base e due d’altezza raffigurante il Battesimo di Cristo, per la sala congressi dell’istituto religioso di Santa Dorotea a Roma, dove è presente anche un’altra sua opera, Fuga in Egitto. Nello stesso anno espone nel quartiere Montparnasse a Parigi presso la galleria Atelier Gustave.
Dal 16 al 30 ottobre 2004 è invece alla Galleria Zelezna di Praga. Del 2005 è una sua personale a Roma presso la galleria dell’Associazione Una Strada per l’Arte, e una partecipazione ad una collettiva parigina. Nell’aprile 2006 è a Todi presso la galleria Socrate in occasione della Fiera Antiquaria Nazionale, mentre nell’autunno dello stesso anno partecipa ad una collettiva di artisti europei a Montecarlo. Seguiranno altre mostre compreso una nuova partecipazione ad una collettiva a Parigi e a Canberra in Australia. Nel marzo 2010 presso la galleria Garcés di Roma, Ranaldi espone nella personale “Et In Arcadia Ego”, titolo preso in prestito dalle opere di Guercino e di Poussin.
Da tempo, nella sua opera pittorica, Ranaldi predilige il paesaggio, più marginalmente la natura morta e alquanto raramente la figura. La cifra stilistica dei suoi dipinti è la vitale oggettività, resa con vibrante cromatismo, nella quale, come è stato osservato, trovano spazio celati nell’apparente festosità, elementi che appaiono inconsci “memento mori” che ci riconducono alla transitorietà e all’alternarsi ciclico dell’esistente. Qualunque intento di valutazione critica approfondita dell’opera di Ranaldi, non può però prescindere dalla sua vasta produzione grafica, fatta di disegni, chine e tecniche miste, una passione, o meglio, un’esigenza parallela che ha consentito la creazione di opere che hanno seguito negli anni un loro percorso stilisticamente coerente e autonomo, e dove, se a volte vi si possono riscontrare affinità con la produzione “ufficiale” costituita dai dipinti, più spesso è evidente il desiderio dell’autore di gettare il suo sguardo su una più vasta gamma di elementi ed emozioni, spinto da quella che egli chiama la seduzione della realtà.
Le sue opere figurano in collezioni private, oltre che in Italia, anche in Francia, Gran Bretagna, Germania, Svizzera, Lussemburgo, Romania, Repubblica Ceca, Benin, Stati Uniti, Argentina, Australia, Cina, Giappone e Benin.